Città con una storia che definire tormentata è riduttivo, la capitale bosniaca è oggi una destinazione di grande fascino con una serie di tesori e di attrazioni sorprendente per quantità e bellezza.
Ancora non adeguatamente sponsorizzata in ambito turistico, racchiude in sé un bagaglio di storia, tradizione, spiritualità e vivacità insospettabile, con edifici religiosi di grande pregio e legati alle diverse fedi, quartieri diversissimi posti a poca distanza l’uno dall’altro, mostre e musei di alto livello e uno straordinario mix culturale, storico e culinario, tipico di quelle città che nei secoli sono state veri e propri crocevia di grande importanza per diversi popoli.
Facilmente raggiungibile dall’Italia, sia con voli diretti della durata di un’ora e mezza circa, sia con soluzioni con scalo, Sarajevo è una città che fa dell’accoglienza una sua caratteristica: l’aeroporto internazionale è piccolo ma funzionale, ed è posto a circa 10 chilometri di distanza dal centro, raggiungibile con un transfer privato organizzato dalla struttura ricettiva presso cui sceglierete di alloggiare, con un taxi o con i mezzi pubblici. La città è particolarmente economica sotto ogni aspetto, mangiare e bere a costi molto contenuti è davvero facile, così come saranno modeste le spese presso i negozi locali: per spostarsi è possibile utilizzare la rete di tram, autobus e filobus, anche se per la stragrande maggioranza degli spostamenti è consigliabile muoversi a piedi, considerando le distanze molto ridotte del centro.
La moneta è il Marco Bosniaco, che equivale a circa 50 centesimi di euro, per cui con 1 euro si otterranno più o meno 2 marchi bosniaci; per quel che riguarda il fuso orario, la Bosnia ha lo stesso orario dell’Italia.
Con poco più di 300 mila abitanti, è una capitale di piccole dimensioni, ma è chiamata la Gerusalemme d’Europa per il fatto di avere nello stesso quartiere una moschea, una sinagoga, una chiesa ortodossa e una chiesa cattolica, fatto decisamente insolito nel Vecchio Continente.
Il clima è continentale ma abbastanza mite, con inverni freddi ma non troppo rigidi ed estati decisamente piacevoli, per cui la si può visitare praticamente in ogni periodo dell’anno.
Per entrare in Bosnia non occorre il visto per soggiorni che non superino i 90 giorni: in tal caso è sufficiente avere un documento in corso di validità, quindi carta di identità o passaporto, e con almeno 3 mesi di validità residua. Per comunicare, l’inglese è compreso praticamente ovunque e non è raro imbattersi in chi parla italiano.
ATTRAZIONI
MUSEO NAZIONALE
- Per un assaggio della storia di questo piccolo Paese consigliamo una visita a questo museo molto antico,
risalente al 1888, ampliato poco prima dello scoppio della Grande Guerra, chiuso nel 2012 e riparto tre anni più tardi. Fiore all’occhiello è l’
Haggadah di Sarajevo, ossia il testo miniato che illustra numerose scene della Bibbia realizzato nel XIV secolo, oltre a preziosi reperti di grande valore storico, con una interessante divisione per aree tematiche, dalla geografia all’arte, dalla storia all’archeologia. E ancora, pietre tombali del Medioevo e oggetti di vario genere, come tappeti e arredi che raccontano la Sarajevo del XIX secolo.
PONTE LATINO E MUSEO DI SARAJEVO
- Uno degli avvenimenti cardine del Novecento è avvenuto a Sarajevo: il 28 giugno del 1914
vennero assassinati l’Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell’
Impero Austro-Ungarico, e della moglie Sofia. l’attentato di Sarajevo, compiuto dall’anarchico serbo-bosniaco Gavrilo Princip fece precipitare la situazione e trascinò gli Stati europei in quella che divenne la Prima Guerra Mondiale. I tragici fatti di quella giornata vengono ricordati da una targa posta dall’altro lato della strada rispetto al piccolo ponte, nei pressi del
Museo di Sarajevo, istituzione museale che abbraccia i 40 anni dal 1878 al 1918 e che contiene importanti reperti relativi all’Amministrazione dell’Impero Austro-Ungarico in Bosnia nel suddetto periodo, compresi quelli relativi all’attentato del 1914 e ai drammatici anni della Grande Guerra.
TUNNEL DELLA SALVEZZA
- Gli anni della guerra rappresentano una fase tragica e recente dell’identità del popolo bosniaco e, fatalmente, tanti luoghi di interesse sono legati a questi drammatici eventi. Tra le strutture risalenti ai
difficili anni dell’assedio, dal 1992 al 1995, fu di grande importanza quello che oggi viene chiamato il
Tunnel della salvezza, costruito dai volontari bosniaci allo scopo di aggirare l’accerchiamento operato dalle forze nemiche, consentendo l’approvvigionamento degli aiuti umanitari, cibo e acqua in primis, è aiutando la popolazione sotto assedio a fuggire; allo stesso tempo, attraverso questa via, fu possibile aggirare l’embargo internazionale delle armi e consentire ai combattenti di Sarajevo di difendersi. Su una lunghezza complessiva di
800 metri di Tunnel, oggi è possibile visitarne poco più di 20, mentre la casa di proprietà di una famiglia che, rischiando tantissimo, diede il permesso di avviare il Tunnel, è oggi un piccolo museo aperto ai visitatori.
MOSTRA FOTOGRAFICA 11/07/95 SREBRENICA
- Premessa indispensabile: si tratta di un
luogo che invita a una riflessione profonda e che non mancherà di provocare reazioni forti, lasciando un turbamento che sarà possibile ritrovare solo in pochi altri posti in tutto il mondo. La mostra fotografica in questione è incentrata su uno dei più gravi crimini di guerra mai perpetrati, il massacro di Srebrenica, avvenuto tra il
9 e l’11 luglio del 1995 e che provocò la morte di
8372 persone: la galleria fotografica in questione mette in luce le mancanze della comunità internazionale,
la ferocia del conflitto e la necessità di farsi testimoni di questo tipo di orrori per fare in modo che certe cose non accadano più. Curata, toccante, scioccante e molte altre cose ancora, la Mostra fotografica 11/07/1995 è un’esperienza indimenticabile per chi avrà la voglia e il coraggio di viverla.
BASCARSIJA
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Il cuore pulsante della capitale bosniaca è questo pittoresco quartiere che prese
vita nel XV secolo e che oggi rappresenta il punto di partenza ideale per andare alla scoperta di questa meravigliosa città. Il dedalo di stradine della Bascarsija, il cui nome è l’evoluzione slavizzata dell’espressione turca “Mercato principale”, è un ideale ponte sospeso
fra il passato di marca ottomana e il presente, ossia una meta sempre più consapevole della sua bellezza moderna e tradizionale, aperta al mondo. Una passeggiata alla scoperta dei vari angoli, una fotografia alla Fontana Sebilj, un caffè locale o una cena in quest’area daranno al vostro viaggio a Sarajevo un importante valore aggiunto.
MERCATO
- Altro
luogo ricco di significato e che consigliamo vivamente di visitare è il mercato cittadino, il cui nome
ufficiale è Pijaca Markale: i bombardamenti avvenuti qui, uno nel 1994 e uno l’anno successivo, provocarono decine e decine di vittime, rendendo ancora più evidente la necessità di accelerare il processo di pace. Il ricordo delle stragi è
affidato al muro rosso e alla pietra incisa: oggi è un luogo affollato, simbolo del coraggio e della voglia di vivere degli abitanti di Sarajevo, che si recano qui per comprare
prodotti a kilometro zero di ogni genere, dalla frutta alla verdura, dai salumi ai formaggi e ai burek, solo per citarne alcuni.
CATTEDRALE ORTODOSSA, CATTEDRALE DEL SACRO CUORE E SINAGOGA ASHKENAZITA
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La Cattedrale della natività della Santissima Madre di Dio è la principale chiesa ortodossa della città nonché una delle più grandi della regione balcanica. I lavori per la sua costruzione vennero completati nel 1874 e, fortunatamente,
nel corso della guerra nella ex Jugoslavia l’edifico non ha subito danneggiamenti. Ispirata al barocco russo, con le sue colonne in marmo rosa e le volte con bellissimi affreschi, è un luogo da non perdere. A meno di 200 metri dalla
Cattedrale Ortodossa della città si trova quella cattolica,
dedicata al Sacro Cuore e consacrata nel 1889: la grande vicinanza fra questi due edifici, nel cuore della città, testimonia la pacifica convivenza dei vari credi religiosi presenti. Altro edifico religioso degno di nota, anche per evidenziare ancora una volta il multiculturalismo e il pluralismo religioso, è la Sinagoga Ashkenazita, l’unica ancora attiva in città: risalente al 1902, presenta una bellissima sala da preghiera in stile neo-moresco.
MOSCHEA TSARS O DELL’IMPERATORE E MOSCHEA DI GAZI HUSREV-BEG
- Nel novero delle confessioni religiose presenti non può mancare il riferimento ai luoghi di culto islamici: le moschee di Sarajevo sono tante e vale sicuramente la pena metterne in rilievo alcune. Segnaliamo innanzitutto la Moschea Bascarsija, che campeggia nella parte orientale del celebre quartiere omonimo e che è stata riaperta da poco. Sempre in zona si trova forse la moschea più importante della città, la Moschea di Gazi Husrev-beg o Begova, attiva dal 1531 e purtroppo spesso danneggiata da eventi diversi: è uno dei principali edifici ottomani classici dei Balcani, oltre che il luogo di riferimento per la comunità islamica della Bosnia.
Citazione doverosa anche per la Moschea Tsars o Moschea dell’Imperatore, dedicata a Solimano il Magnifico e costruita nel 1565, sui resti di quella risalente al secolo precedente, nel 1457, che fu la prima moschea costruita dopo la conquista del Paese da parte degli ottomani. Si caratterizza per il fatto di avere una sola cupola, nonostante la sua grandezza: nel suo cimitero riposano personaggi di rilievo che vissero a Sarajevo.
CIMITERO ALIFAKOVAC E PANORAMA
- Tanti personaggi illustri di Sarajevo o che in questa città hanno lasciato un segno col loro passaggio riposano nel suggestivo cimitero del quartiere Alifakovac, denominato il cimitero dei viaggiatori proprio per la multiculturalità degli ospiti a cui ha dato riposo eterno. Questo luogo di raccoglimento è posto in cima a una collina e la salita che porta in cima è impegnativa: vale sicuramente la pena di affrontarla per visitare il cimitero, dove alcune lapidi recano dei turbanti a testimonianza del prestigio della persona sepolta, e anche per godere della magnifica vista che la collina regala, con un panorama splendido su tutta la città, con la Biblioteca Nazionale e la Fortezza Bianca ben riconoscibili.
Una volta sul posto, è consigliata anche una passeggiata per visitare l’intero quartiere.
BIBLIOTECA NAZIONALE
- Quello che può essere definito l’edificio simbolo della città è, con ogni probabilità, la meravigliosa Vijecnica, la Biblioteca Nazionale: essa incarna infatti la storia drammatica di Sarajevo, la storia della sua tormentata identità e delle lotte di potere, ma anche la bellezza e la forza di un luogo che ha messo sempre l’arte e la cultura in primo piano.
L’edificio venne realizzato con un altro obiettivo, ossia per ospitare il Municipio di marca austroungarica di fine ‘800 strizzando però l’occhio alla fede della popolazione locale e scegliendo un’architettura islamica: sebbene a livello tecnico ed estetico il risultato raggiunto fu decisamente straordinario, l’edificio, inaugurato nel 1896, non incontrò il favore degli abitanti, che lo giudicarono troppo vistoso, sia per stile che per dimensioni.
Nel corso degli anni riceve la visita dell’arciduca Francesco Ferdinando poco prima che lo stesso venga ucciso nell’attentato del 28 giugno 1914, precipitando il Paese e il mondo nella Grande Guerra, sopravvive miracolosamente alle distruzioni di entrambe le guerre mondiali e vive la svolta decisiva nel 1947, quando viene trasformato nella Biblioteca Nazionale e Universitaria di Bosnia e depositario di un patrimonio di valore inestimabile fatto di libri, documenti, riviste, manoscritti, lettere e testimonianze anche di epoca medievale.
Un altro evento, questa volta drammatico, riporta al centro della scena mondiale la Biblioteca: il bombardamento subito dall’edificio in una notte di guerra, tra il 25 e il 26 agosto del 1992, che provocò danni enormi e che rischiò di distruggere per sempre questo luogo e tutti i suoi tesori. Si calcola che circa un milione di documenti, libri, reperti e contenuti di ogni genere, pari a circa il 90% del totale del patrimonio, andarono definitivamente perduti; nel dramma della distruzione, trovò la morte anche una delle bibliotecarie, Aida Buturovic, di soli 32 anni, nel tentativo disperato di portare in salvo il maggior numero possibile di libri.
L’evento provocò sdegno e commozione, portando anche diversi artisti a prendere iniziative originali: tra questi, il violinista Vedran Smailovic suonò per 22 giorni (in omaggio ai 22 abitanti rimasti uccisi mentre si trovavano in fila per avere il pane) tra le rovine della Biblioteca, incurante della presenza in zona dei cecchini. L’opera di ricostruzione, a guerra terminata, durò 18 anni e nel 2014 la Biblioteca venne finalmente riaperta: ha quindi riacquistato oggi il suo ruolo preminente in ambito culturale ed è la sede del Municipio.
ESCURSIONE A MOSTAR CON PONTE E STATUA DI BRUCE LEE
- Visitare la bellissima capitale bosniaca senza comprendere nell’itinerario una visita alla vicina città di Mostar sarebbe davvero un peccato.
Il Centro storico è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità e anche solo il viaggio in treno di due ore circa da Sarajevo, da compiere in treno, è un’attrazione di alto livello che non lascerà indifferenti i viaggiatori.
La principale attrazione della città, da cui la città stessa prende il proprio nome, è il celebre Stari Most (da qui “Mostar”), ossia il Ponte Vecchio, realizzato nel XVI secolo per sostituire il precedente ponte in legno, ormai inadeguato per la funzione strategica di questa cittadina dell’Impero Ottomano.
La distruzione del ponte nel 1993 è un colpo al cuore all’identità culturale del Paese, ed è questo il vero motivo di quest’opera di distruzione.
La ricostruzione nel 2004 ha beneficiato di vari contributi, compreso quello UNESCO ed è stata utilizzata la stessa pietra calcarea locale del progetto originale. Il ponte oggi, con i suoi 4 metri di larghezza e 29 di lunghezza, è ancora il simbolo della città e visitandolo ci si accorgerà dei coraggiosi tuffatori che, raccogliendo le offerte dei curiosi, sono pronti a gettarsi nelle acque della Neretva spiccando il salto proprio dal Ponte Vecchio.
TESORI NASCOSTI
MOSTAR: PONTE STORTO E STATUA DI BRUCE LEE
- Proprio la città di Mostar presenta numerosi tesori, alcuni abbastanza facili da individuare, altri che richiedono una maggiore attenzione: fra le chicche di questo bellissimo luogo ci limitiamo a segnalare due attrazioni, molto diverse tra loro.
La prima è strettamente legata al Ponte Vecchio, si trova nella stessa zona, a poche centinaia di metri da quello che è considerato il simbolo della città e ne è, in un certo senso… l’anticipazione: si tratta del Ponte Storto, costruito nel 1558 e realizzato come una sorta di test per quello definitivo, di cui ripropone infatti la forma e la struttura. La seconda chicca che segnaliamo a Mostar è la statua che si trova nel Parco Zrinjevac, assai curiosa sia per il soggetto che per le motivazioni della scelta: si tratta della statua in bronzo dedicata all’attore americano di origini cinesi Brucee Lee, noto per le sue straordinarie capacità nelle arti marziali messe in evidenza proprio in tanti film.
L’idea era quella di creare un monumento che non avesse riferimenti politici, religiosi ed etnici e si è scelto Bruce Lee proprio per il suo appartenere a due culture diverse, per il fatto di rappresentare un eroe positivo e per la grande popolarità presso tutte le fedi e i popoli riuniti sotto la bandiera della Jugoslavia.
PONTE OLGA E SUADA E LE ROSE DI SARAJEVO
- I segni della terribile guerra dei Balcani sono ben visibili in molte zone della città, con i danni provocati dai proiettili e dai bombardamenti ancora presenti anche sui muri. A tal proposito merita una menzione il Ponte Suada e Olga: la struttura ricorda le prime due vittime dell’assedio di Sarajevo, ossia la studentessa Suada Dilberovic e la pacifista Olga Sucic, uccise qui da un cecchino il 5 aprile 1992, rispettivamente a 24 e a 34 anni.
Una lapide ricorda quei tragici momenti, mentre un’altra, posta poco più in basso, è dedicata a un’altra vittima colpita a morte nello stesso punto, l’italiano Gabriele Moreno Locatelli il 3 ottobre del 1993. Visitare il ponte e dare uno sguardo agli edifici circostanti aiuta a capire la portata di quanto accaduto a Sarajevo in quel periodo.
Restando in tema di memoria storica, da segnalare la presenza dei vari luoghi segnati dalla presenza delle cosiddette Rose di Sarajevo: si tratta di simboli importanti, di rose disegnate sull’asfalto in alcuni luoghi colpiti dai bombardamenti, come ad esempio dentro il Mercato cittadino. I fori lasciati da proiettili ed esplosioni sono stati riempiti di resina rossa per dare l’effetto di rose che stanno perdendo i petali.
MONUMENTO ALLA CARNE IN SCATOLA ICAR
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Tra i monumenti più curiosi e meno noti di Sarajevo c’è indubbiamente quello alla
carne in scatola ICAR: l’iscrizione recita: “
Monumento alla Comunità internazionale da parte dei cittadini riconoscenti di Sarajevo” ed è un ringraziamento sarcastico per evidenziare come tra gli alimenti dati alla popolazione nel corso dell’assedio della città ci fosse questa carne, decisamente di pessima qualità e, in molti casi, anche inadatta ai cittadini musulmani, perché contenente maiale.
Video
Stazione verso Mostar
Mostar Il ponte storto
La bellezza di questo viaggio in treno
Panorama dal Cimitero Alifakovac
Il caffè bosniaco alla Bascarsija
Pranzo con cibo tipico
Il ponte latino dove è scoppiata la 1 guerra mondiale
Mostra fotografica sul massacro di Srebrenica
La Lapide ad Olga e Suada
Arrivo in Bosnia aeroporto
La biblioteca Nazionale
Bar Tito e monumento di protesta
Arrivo alla Bascarsija
Conclusioni Finali Sarajevo